CHI SIAMO

Il Coordinamento Genitori Democratici è un'associazione nazionale che, ispirandosi ai valori di laicità, democrazia, libertà e uguaglianza della costituzione repubblicana, promuove nella famiglia, nella scuola e nella società il pieno riconoscimento del diritto delle bambine e dei bambini, delle adolescenti e degli adolescenti ad essere considerati persona, a crescere in piena autonomia, salute, dignità e favorisce l'affermazione di una nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza. Il C.G.D. promuove la cultura della pace e della non violenza e opera per fini di solidarietà e di promozione culturale, sociale e umana nella consapevolezza che i problemi dell'infanzia e dell'adolescenza possono essere risolti solo nella prospettiva di un diverso rapporto tra il nord e il sud del mondo, di un comune impegno per la difesa della natura e dell'ambiente, del rispetto e della valorizzazione delle diversità etniche, culturali e religiose, del pieno riconoscimento dei diritti dei deboli e degli svantaggiati.

lunedì 6 dicembre 2010

ELENCO DEI DESIDERI PROVENIENTI DALLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA

- che il prossimo governo, ragionevolmente, abroghi tutte le leggi fatte da Mariastella Gelmini contro e non per la scuola.


- che i bambini e gli adolescenti possano andare nelle loro scuole senza il timore della pioggia che allaga le aule e i corridoi.

- che i bambini e gli adolescenti possano andare nelle loro scuole senza la paura dei topi che camminano nei controsoffitti o dei controsoffitti che crollano.


- che un nostro studente delle elementari non valga, per lo Stato, 8 euro l’anno.

- che un nostro studente diversamente abile non valga, per lo Stato 12 euro l’anno.



- che le scuole siano belle, luminose, accoglienti, calde d’inverno e fresche d’estate, come se fossero case.

- che gli stipendi degli insegnanti siano molto più che dignitosi, ed attraggano le persone migliori.

- che il merito di alunni e insegnanti sia valutato con equità e trasparenza, e con criteri di giudizio condivisi.

- che nelle scuole ci siano fondi per valorizzare le eccellenze di tutti, piccoli e grandi.

- che nelle scuole si studino tante lingue straniere, non solo europee.

- che nelle scuole ci siano laboratori musicali, artistici e teatrali gratuiti.


- che le scuole rimangano aperte tutto il giorno, tutti i giorni, e che i ragazzi possano preferirle ai centri commerciali.


- che nelle scuole ci siano i libri, tanti libri, e che non manchino quelli gratuiti per gli studenti meritevoli ma bisognosi.

- che le scuole siano statali e finanziate dallo stato, perché i cittadini onesti, in Italia, le scuole le pagano con le loro tasse.


- che nelle scuole gli studenti stranieri non siano “calmierati”, ma accolti e sostenuti con tutte le risorse possibili, anche perché, spesso, sono nati in Italia.



- che dietro ogni cattedra non ci siano simboli, ma che sopra ogni cattedra e sopra ogni banco ci sia una copia della nostra Costituzione.

La scuola dopo La "riforma" Gelmini (da Retescuole 6/12/2010)

La scuola del dopo Gelmini – di Anna Angelucci


A differenza degli universitari, noi della scuola non siamo riusciti a fermare la Gelmini. La controriforma delle elementari + la controriforma delle medie e delle superiori + i tagli in termini di risorse economiche e umane indicati nel piano programmatico attuativo della legge 133/2008 + la mancata erogazione, per due anni, dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico, + la reiterata non esigibilità dei crediti da parte delle scuole (circolari MIUR 14/12/08 e 22/2/2010) hanno messo in ginocchio il sistema dell’istruzione statale in Italia, oggi allo stremo. Il ritorno alla maestra unica e la riduzione del tempo-scuola, l’annullamento di tutte le sperimentazioni, che costituivano uno straordinario ampliamento dell’offerta formativa e che, con la controriforma, è stato in molti casi necessario reintegrare in regime privatistico, la fortissima riduzione dei finanziamenti, che spinge verso l’aumento del contributo “volontario” delle famiglie, la mancata erogazione dei crediti che moltissime scuole vantano nei confronti dell’amministrazione centrale (la cifra stimata è di un miliardo e mezzo di euro) che sta costringendo le scuole, per ripianare il disavanzo, ad usare tutti i fondi a loro disposizione, compresi quelli sulla sicurezza, costituiscono, nel loro insieme, il più feroce attacco alla scuola statale nella storia della Repubblica italiana. Come molti dicono, la ’soluzione finale’.
Dopo una simile Carthago, sarà impossibile, per chiunque verrà, ripristinare una situazione di normalità e di vivibilità, altro che adeguare la percentuale del PIL destinata all’istruzione alla media europea!
Moltissimi cittadini italiani, genitori, studenti, docenti, non condividono queste scelte di politica economica, che riflettono la visione del mondo di un governo che ci vuole tutti ignoranti, inconsapevoli, manipolabili e corruttibili. Non condividono l’idea di un nuovo regime misto, pubblico-privato, che calpesta gli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione; non condividono l’idea di una scuola statale ridotta all’osso, che si rimpolpa solo nei quartieri abitati dai ricchi, che possono pagare ciò che lo Stato ha tolto; non condividono l’idea di classi ancora più affollate, senza insegnanti di sostegno nè supplenti, dove non solo ai loro figli diversamente abili ma anche a quelli normodotati non è più offerto l’accesso a un sapere critico e dialettico; non condividono l’idea che i dirigenti scolastici, dovendo ripianare il debito dello Stato, non possano più garantire i requisiti minimi di sicurezza agli studenti e ai lavoratori.
Il problema non è la carta igienica: abbiamo scuole fatiscenti, finestre e porte che non si chiudono, aule e palestre in cui piove, controsoffitti che crollano, insegnanti che mancano, borse di studio per i meritevoli cancellate, spazi ridotti in cui sono stipati spesso più di 30 alunni.
Se il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori sono messi fortemente in discussione, il diritto allo studio oggi, di fatto, non esiste più.
I precari hanno fatto scioperi della fame; i lavoratori stabili fanno scioperi e sit in; gli studenti medi manifestano e occupano le scuole; il TAR del Lazio ha dichiarato illegittime tutte le procedure con cui è stata realizzata la riforma della scuola secondaria e ha accolto il ricorso contro la riduzione dell’orario nelle classi successive alla prima degli istituti tecnici, la Corte Costituzionale ha espresso una sentenza di illegittimità dei finanziamenti statali alle scuole paritarie. Il risultato è che ministra e governo, sordi a qualunque appello, al contrario, rincarano la dose: ancora soldi alle scuole paritarie, solo per quest’anno più di 500 milioni di euro, la circolare Brunetta che inasprisce i procedimenti disciplinari contro i docenti, una pseudosperimentazione sul merito circoscritta a poche scuole, basata su criteri di customer service, e brandita come una clava sui docenti “fannulloni e incapaci”.
Siamo alla provocazione.
Il rapporto sulla scuola 2009 della Fondazione Agnelli, nell’analisi della riduzione del personale docente in relazione ai flussi dei pensionamenti e al mancato turn over, prediceva che in pochi anni avremmo avuto circa 300.000 docenti in meno, che questo avrebbe avvicinato finalmente l’Italia agli standard europei e che tutto ciò sarebbe avvenuto “senza eccessive tensioni sociali”.
Con una classe di insegnanti prostrata da decenni di maltrattamenti economici e giuridici, con una pletora di sindacati che troppo spesso, invece di fare fronte comune contro lo smantellamento della scuola pubblica, preferisce perseguire la difesa dei propri interessi corporativi, con un PD che ha fatto la legge sulla parità, che ha fatto il decreto sull’erogazione del contributo volontario delle famiglie, che ha modificato il titolo V della Costituzione assegnando alle Regioni le competenze sull’istruzione e spianando così la strada oggi ai DDL della forzaitaliota Aprea e della leghista Goisis che regionalizzano e personalizzano le istituzioni scolastiche e i contratti di lavoro, purtroppo la profezia della Fondazione Agnelli appare drammaticamente vera.

domenica 28 novembre 2010

COMUNICATO STAMPA CGD

Il Coordinamento Genitori Democratici denuncia alcune delle conseguenze, spesso non sufficientemente sottolineate, derivanti dalla politica di tagli che colpisce le scuole italiane.


Si peggiora di giorno in giorno la qualità dell’apprendimento negando alle nuove generazioni il diritto allo studio. Non solamente negando i fondi per le spese di funzionamento delle scuole italiane che si sono scaricate direttamente sulle famiglie (dalla carta igienica ai materiali di facile consumo), ma anche e soprattutto rifiutando di fornire ai Dirigenti Scolastici le risorse sufficienti a comporre organici capaci di tenere conto dei bisogni e delle richieste delle famiglie stesse. La “continuità didattica”, tormentone che il Ministro Gelmini declama quando si tratta di annunciare future graduatorie regionali per gli insegnanti, rischia di andare così completamente perduta.
Il Coordinamento Genitori Democratici chiede che si stabilizzi l’organico della scuola e il personale che ci lavora, perché è solo in questo modo che si garantisce effettivamente la continuità didattica.

Riceviamo ogni giorno comunicati, prese di posizione di comitati genitori, di consigli di circolo e di istituto che denunciano: pesanti tagli al numero di insegnanti e ai posti di sostegno; la cancellazione di classi a tempo pieno; evidenziano situazioni in cui non si riesce neppure a garantire il tempo scuola che i genitori avevano richiesto.

Il CGD si impegna a sostenere le giuste rivendicazioni di questi cittadini, genitori consapevoli e decisi a difendere la qualità della scuola.

Il disagio dei bambini ha un prezzo incalcolabile, e siamo convinti che un Ministero incapace di ascoltare le esigenze di bambini e famiglie debba rispondere del suo operato.

martedì 16 novembre 2010

Ma ai nostri bambini chi ci pensa....( da Rete scuole)

di SARA ANTENUCCI


Buongiorno,

sono una mamma di un bimbo che frequenta la scuola statale dell’infanzia di via salici 4, quartiere olmi.

Delusa dal cambiamento avvenuto nella sezione di mio figlio che a settembre ha iniziato il suo secondo anno di scuola non ritrovando le sue due insegnanti di riferimento, una è andata in pensione e l’altra, signora Raffaella, è stata trasferita pur non volendolo in altra scuola, zona muggiano.

Ho visto mio figlio iniziare la scuola materna lo scorso anno, con non poche difficoltà, parlava poco e male, era un bimbo la cui energia lo portava spesso a non riuscire a concentrarsi sulle offerte proposte dall’adulto, che fossero esse di dialogo o mirate al fare..devo ringraziare la scuola se lo scorso anno lui è tanto cresciuto sotto molti punti di vista ed io con lui.. devo ringraziare la sua insegnante per il profondo senso di accoglienza che ha saputo trasmettere, per aver reso le giornate di mio figlio a scuola un piacere, per avermi sempre fatto andare a lavoro serena..

A settembre però la sua insegnante, quella che avrebbe dovuto essere lì ad aspettarlo non c’era, cosa sinceramente scoraggiante per un genitore.

E’ vero, ha ritrovato gli amici, gli spazi, ma la continuità educativa di chi ci ha messo il cuore nel fare il proprio lavoro..che ruolo gioca? Davvero niente?

Lo so, i bambini si adattano a tutto..ci dicono.. Ma anche io sono insegnante di scuola materna e vedo bambini capaci di adattarsi ad ogni situazione, ad un occhio attento però non sfugge che ogni cambiamento imposto ad un bambino e che non sia pensato per farlo crescere ha un costo e un prezzo da pagare per i nostri cuccioli d’ uomo.

Ora io mi domando, fino a quanto è lecito chiedere ai nostri bambini?

Fino a che punto si può approfittare della loro flessibilità?

Fino a che punto si può abusare del loro essere indifesi?

Nulla ho contro chi ha preso il posto delle sue insegnanti e questo deve essere chiaro, solo che io e mio figlio avevamo già iniziato una profonda esperienza di crescita, perché interrompere qualcosa che stava funzionando? Perché mettere i bambini davanti ad un inizio anno faticoso?

Si, è faticoso per un bambino di quattro anni (non ancora compiuti, il mio) rientrare a scuola e dover ricostruire nuove relazioni con nuovi adulti che tra l’altro non hanno il posto di ruolo e quindi potrebbero a loro volta andarsene a giugno.

E’ una richiesta eccessiva per bambini che si sono appena affacciati alla scuola..

Ma chi ha preso questa insana decisione di spostare l’unica insegnante con cui avrebbero dovuto proseguire il percorso scolastico ha consapevolezza, mi chiedo, di tutto ciò che sta comportando?

Non solo della fatica dei bambini, ma dell’ingiustizia che gli è stata fatta?

Non dovrebbero i bambini essere al centro, essere il pensiero primo di ogni scelta organizzativa e pedagogica?

La scuola non dovrebbe garantire continuità educativa?

Tutte belle parole … però con le parole non tutti si fanno prendere in giro.

Come genitori, abbiamo parlato con la preside, scritto lettere in provveditorato e mi auguro che qualcuno prenda a cuore questa situazione.

La scuola dovrebbe essere supporto, dovrebbe offrire garanzie,dovrebbe considerare i bambini...

I bambini?? Ci pensano i grandi capi delle scuole ai nostri bambini?

La risposta la abbiamo già forse..ma noi, genitori, almeno possiamo ancora parlare …

Grazie per lo spazio.

SARA ANTENUCCI

martedì 9 novembre 2010

I SOLDI PER LA SCUOLA PUBBLICA E LE BUGIE DI TREMONTI E GELMINI

Da il   "FATTO QUOTIDIANO"

É servita addirittura una precisazione ufficiale per rassicurare i cattolici: “Per prassi consolidata – ha scritto il ministero del Tesoro in una nota – negli anni il finanziamento statale alle scuole paritarie è stato sistematicamente integrato con provvedimenti ‘ad hoc’. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011”. Insomma, niente paura, i soldi per le scuole non statali ci saranno. Col plauso del Vaticano che incassa una promessa nero su bianco.
Non statali e cattoliche
Infatti la legge di stabilità aveva previsto per il prossimo anno un taglio ai finanziamenti per le scuole paritarie di 253 milioni di euro su un totale di 534, ovvero il 47% in meno. “Una parte di questi soldi – spiega Pier Paolo Baretta, capogruppo del Partito democratico in Commissione Bilancio alla Camera – sono relativi alle scuole non statali, come gli asili comunali. Ma la stragrande maggioranza riguardano le scuole cattoliche, a partire dalle primarie. L’ammontare che Tremonti ha proposto per ripianare il taglio sono proprio 250 milioni, praticamente tutti”.
Il titolare del dicastero di via XX Settembre, per l’occasione, si occuperebbe personalmente di tirare fuori i soldi dalle pieghe del suo ministero. La modifica, dato che tutti gli emendamenti alla Finanziaria sono stati respinti, avverrebbe in un decreto successivo, il cosiddetto “milleproroghe”. É toccato al viceministro Giuseppe Vegas parlare con i deputati della Commissione Bilancio e spiegare che in 15 giorni potranno visionarlo. “I bisogni sono sempre superiori alle risorse” ha ammesso Vegas.
Quindi in quel decreto di soldi per l’istruzione quanti ce ne saranno?
Perché i tagli a scuola e università sono elevatissimi. Il Fondo per il Finanziamento ordinario degli atenei, per esempio, verrà ridotto di 1,5 miliardi, mentre il diritto allo studio subirà il colpo più grosso: dai 246 milioni dello scorso anno si passerà ai 25,7 del prossimo e ai 12,9 di quello successivo. All’università, quindi, ci andrà solo chi se lo potrà permettere, in barba all’articolo 34 della Costituzione, secondo cui “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Per loro, il 90% di borse in meno, che già oggi erano disponibili solo per il 60% degli idonei.

Promesse impossibili

La situazione è aggravata dal taglio delle risorse agli enti locali. Perché anche le Regioni contribuiscono autonomamente ad aumentare il fondo per il diritto allo studio. Ma da quest’anno hanno dovuto annunciare a loro volta pesanti riduzioni.

“Vi assicuro che non ci sarà alcun taglio delle borse di studio” ha dichiarato ieri il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ma forse non ha fatto i conti con Giulio Tremonti, che sembra avere altre priorità. “Quelle della Gelmini sono ordinarie menzogne di un governo impegnato solo a difendere un indifendibile premier – ha dichiarato la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi – per aiutare davvero le ragazze e i ragazzi a raggiungere risultati eccellenti occorrono investimenti, non tagli. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, rimarranno al palo, grazie a un governo che riduce il diritto allo studio del 90%, cancella il fondo di 103 milioni di euro per la gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo e alle superiori. Le smentite del ministro non trovano riscontro nei riferimenti normativi della legge di stabilità”.



D’accordo anche la democratica Manuela Ghizzoni: “Se il ministro Gelmini avesse letto le norme che ha approvato in pochi minuti nel Consiglio dei ministri, si sarebbe accorta che il fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio attualmente ha una dotazione di 25,7 milioni di euro. Con un taglio così il diritto allo studio viene sfregiato”.



L’Unione degli Universitari ha promosso per il 10 e l’11 novembre due giornate di mobilitazione nazionale “per denunciare come il governo stia letteralmente cancellando un diritto costituzionale pilastro fondamentale per il futuro dei giovani e del Paese”.

mercoledì 27 ottobre 2010

CORSI MILITARI IN CLASSE IN LOMBARDIA ...QUALCOSA STA SUCCEDENDO

Il progetto non è stato ancora annullato ma chi doveva occuparsene si è ritirato. Troppe le proteste contro il protocollo "Allenati alla vita" firmato dalla direzione scolastica della Lombardia e il Comando regionale dell’ Esercito per coinvolgere gli studenti di 140 istituti superiori della Lombardia in corsi che comprendono materie che vanno da cultura militare a esercizi ginnici, fino a corsi di sopravvivenza. A tenere le lezioni era stata chiamata l’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia che però rinunciato dopo le polemiche e dopo il tentativo di occupazione degli uffici dell’associazione a Milano da parte di studenti dei collettivi.

 Contro il progetto sono in corso manifestazioni da due settimane a Milano.

Una mamma ci ha inviato questa lettera:

Jasmina Radivojević
pedagogista di Belgrado, residente a Milano



Gentili Ministri Gelmini e La Russa,
vi scrivo questa lettera aperta in merito al vostro progetto congiunto chiamato “Allenati per la vita” ed il protocollo che in merito avete sottoscritto.

Sono stata profondamente scossa da questa vostra decisione di introdurre contenuti militaristi nella scuola superiore italiana e vi spiegherò anche perché.

Provengo dalla Jugoslavia, precisamente da Belgrado. Faccio parte della generazione del 1966 e quindi sono stata una pioniera di Tito.

Il sistema jugoslavo, come anche quello israeliano, avevano adottato una politica di difesa totale popolare. Essa consisteva, oltre ad una prontezza a rispondere alla chiamata alle regolari esercitazioni militari della popolazione e ad un servizio militare di leva obbligatorio, anche ad una capillare educazione scolastica relativa alla difesa della patria. Fin dall’ultimo anno delle elementari c’era nei programmi scolastici, a livello nazionale, in tutte le repubbliche e regioni autonome della Jugoslavia, una materia denominata “Primo soccorso” per poi passare all’ultimo anno delle medie alla “Difesa totale popolare e protezione civile”. Prima, però, dovevamo superare gli anni del “Primo soccorso”: dalle tecniche per estrarre il veleno di un morso di serpente, alla famosa fasciatura di Esmark, la respirazione bocca a bocca, il massaggio cardiaco e così via…



Ci piaceva moltissimo questa materia, lo devo ammettere, ci dava il senso dell’avventura, ci divertivamo un sacco a fasciarci a vicenda e simulare storielle, con sghignazzate che accompagnavano il tutto.



Tutti però, aspettavamo il momento più importante, l’uso del fucile.

E ci fu anche questo. Ci esercitavamo con il Mauser M-48, un vecchio fucile, del peso di 4 kg e lungo circa 1 metro. Era di produzione jugoslava ed era il più venduto in assoluto nei vari paesi amici che al loro interno si scannavano. Ma al tempo noi questo non lo sapevamo. Non sapevamo che il nostro benessere dipendeva anche da quelle armi vendute e con le quali gli altri si massacravano. Anni dopo lo abbiamo scoperto a nostre spese…gli altri avrebbero costruito il loro benessere sulla nostra di pelle e la ruota della fortuna continuava a girare…

Non so se ci sembrava di giocare a partigiani e nazisti, gioco che abbiamo sempre fatto da bambini, solo che stavolta lo si faceva con fucili veri, ma mi ricordo che ci piaceva.

Noi ragazze avevamo una paura matta che il fucile, nello sparo ci staccasse la spalla, dato che ci avvertivano di tenerlo più fermo possibile perché tendeva fortemente indietro e se non si stava attenti la spalla la si poteva persino rompere!

Fu un emozione immensa andare con la classe sul poligono fuori città e tirare al bersaglio. Dovevamo sdraiarci sugli appositi materassini, in fila, con le orecchie tappate con le cuffie. Avevamo in dotazione un caricatore di 5 pallottole e sparate quelle dovevamo caricarne altre

Feci tutto e rimasi sorpresa quando fui chiamata dal professore e da un militare. Avevo tirato meglio di tutti gli alunni della scuola. Non ci potevo credere. Mi invitarono a partecipare alla competizione di tiro della mia città. Mi dimenticai la data e non ci andai. Il professore si offese a morte e mi tolse l’ottimo che mi ero guadagnata sparando.



Alle superiori, per quattro anni abbiamo studiato le varie dottrine militari: da quella antica cinese dello Sun Tzu e la sua “Arte della guerra”a Carl von Clausewitz e a tutte le strategie della difesa popolare jugoslava, di chiara ispirazione partigiana, grazie alla quale siamo stati l’unico paese in Europa ad essersi liberato da solo dal nazifascismo. Questo ci riempiva d’orgoglio.

Inoltre, si continuava con l’uso del fucile, della pistola e anche della bomba a mano. Nei primi due mantenni la costante bravura. Con la bomba a mano non ebbi la stessa fortuna e per poco non feci saltare in aria il professore! Non ero portata, mi dicevano…



Eravamo ignari che tutto quanto avevamo imparato, ci sarebbe servito negli anni a venire per meglio scannarci tra di noi in una guerra civile atroce. Io non vi ho preso parte, per fortuna, ma tanti miei amici, di svariate etnie, sì. Alcuni non li ho mai più rivisti.



In questo senso, cari ministri, reputo la vostra decisione sbagliata, se anche mossa in buona fede.

Non serve ai ragazzi saper sparare per meglio comprendere le forze armate o per avvicinarsi al volontariato o alla Croce Rossa.



La militarizzazione della scuola, prima o poi porta alla militarizzazione della società. Prendete l’esempio dal modello che vi ho descritto. Oppure da quello israeliano che è persino più duro di quello che un tempo fu jugoslavo. E vediamo qual è la realtà israeliana da decenni…



Un mio caro amico, Nebojša Milosavljević, attuale sindaco di Blace, cittadina al sud della Serbia, nel suo libro autobiografico “In una bizzarra guerra per disperazione”, in cui descrive la sua partecipazione alla guerra in Kosovo dove fu chiamato alle armi, dice:

“Da piccolo sono stato abilitato ad utilizzare il fucile, che oggi, nella piena maturità, sto usando per davvero, in una guerra reale! Mi chiedo se la prima non sia la causa della seconda. Se questa guerra banale non sia in realtà un (di)effetto senza precedenti della prassi real-socialista, dove, invece di ricevere un’istruzione ai valori democratici, noi abbiamo ricevuto e praticato i contenuti militaristi. E non è forse la consequzio ovvia questo conto finale, in una simile concezione militarista che anche io devo pagare, qui ed ora e in modo così paradossale? (Kosovo, 14 giugno 1999)”



Ci sono molti modi per avvicinare i ragazzi al volontariato ed alla protezione civile. E soprattutto alla Pace.



Non sono i tempi né di von Clausewitz né dei tiri con la pistola, seppur ad aria compressa.

È tempo di costruire la pace. Con la solidarietà e il dialogo. Cominciando dalla propria casa e dalla scuola, alleniamoci per la pace e la cooperazione.

venerdì 18 giugno 2010

Lettera di una mamma alla gelmini.....

Gentile Ministro Gelmini,

l’altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che l’ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.

Che lei fosse poco ferrata sui problemi dell’educazione, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e lei no, o i tre corsi post laurea, che io possiedo e lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale.

Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo lei avvocato ed io no.

Certo, dato che lei, ora paladina della regionalizzazione, si è abilitata in “zona franca” (quel di Reggio Calabria), perché più facile (come da lei con un’ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si poteva supporre.

E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto, e poi parliamo d’educazione. L’astensione dopo il parto, sulla quale lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile previsto da quelle leggi, per cui donne molto più in gamba di lei e di me, hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri. Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180g, solo in parte retribuiti integralmente. Ovviamente per persone come lei, con un reddito di oltre 150.000 euro l’anno, pari quasi a quello del governatore della California Arnold Schwarzenegger, discutere di retribuzione, in questo caso più che un privilegio, è un’eresia. Ovviamente lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido “aziendale” al ministero, ma LA GENTE NORMALE, che lei dice di comprendere, ha a che fare con file d’attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per babysitter superiori a quelli della propria retribuzione.

Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che fruire dell’astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un

DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.

Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già di per se dovrebbe suggerirle qualcosa.

Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.

Lei come tante donne, crede che l’essere madre, anche se nel suo caso da pochi giorni, le dia la competenza per parlare e pontificare su educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di studio. In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE DELL’EDUCAZIONE, bisogna avere competenze specifiche, che dalle sue dichiarazione lei non sembra possedere. Le potrei parlare della teoria sull’attaccamento di Bowlby, dell’imprinting, e di etologia, ma non voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili. Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta. Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.



Sbaglia chi crede che l’arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita.

Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura.



Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita. L’idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materno e un biberon della tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l’acido folico, per prevenire la “spina bifida”. I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno. L’idea, che se piangono non si devono prendere in braccio “perché si abituano alle braccia”, è un luogo comune. Le “abitudini” arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto amore. Non è un caso che studi recenti, riabilitano il cosleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta dell’allattamento a richiesta. Il volere educare i bambini inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita, non solo é antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.

Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo il parto sia una necessità assoluta.



Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e non certo con affermazioni come le sue.

Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la necessità) e tornare con comodo da sua figlia. Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che lei non conosce. Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno di una mamma “fresca”, che gli dedichi la massima attenzione. Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite da sindrome di sovraffaticamento



E non è vero che è importante la qualità e non la quantità:



• perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni, che rientra nel tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della gestione di un neonato, può essere compromessa.

• perché un bambino non dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi, dovrebbe disporre di entrambe le cose.



Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa, nel corso degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio presenti in un nido. Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al Nido troppo presto, o che non vengono allattati al seno, sono più soggetti ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il sistema sanitario. Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano anche in casa, o come succede anche ai bambini allattati al seno, ma è come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.



Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa, già dalla prima infanzia,

se non addirittura durante la gravidanza. E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante istituzionale con maggiore serietà, cercando di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui “studiare non è poi così importante”, prendendo Renzo Bossi come esempio. Si dovrebbe impegnare di più nell’analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il paese. Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, “non poteva arrecare grossi danni”, soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un’intera generazione. Un’ultima cosa, lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

mercoledì 14 aprile 2010

LETTERA DEL BENEFATTORE CHE HA PAGATO AD ADRO LA RETTA DELLA MENSA DEI BAMBINI SOSPESI

Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film "L’albero degli zoccoli". Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.

A scanso di equivoci, premetto che:
- Non sono "comunista". Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici dì tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
- So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.
Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.
I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?
Che non mi vengano a portare considerazioni "miserevoli". Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..)
Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo?
Vorrei sentire i miei preti "urlare", scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il "commercio".
Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare "partito dell’amore". Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia.
So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti "compagni che sbagliano".
Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case.
Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) Venga dalle tasse del papa di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno?
Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto?
Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
Il sonno della ragione genera mostri.
Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro.
Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E chi semina vento, raccoglie tempesta!
I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quei giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi?
E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.
Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.
Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione, in tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010.
Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.
Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varra la spesa.
Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del "grande fratello".
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie.
Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.

Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo.
Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.

Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.

Un cittadino di Adro

venerdì 5 febbraio 2010

INFORMAZIONI SULLE ISCRIZIONI

Grave situazione della scuola italiana

Gentili genitori,
Questa lettera viene inviata contemporaneamente a migliaia di genitori delle scuole statali per rendere pubblica la grave emergenza finanziaria e gestionale in cui si trovano le scuole del nostro Paese, nel tentativo di fare chiarezza sulle cause e sulle conseguenze di questa emergenza.

Le cause dell’emergenza:
• Dall’inizio del 2009 (e fino al 31 agosto) lo Stato non ha erogato neanche un euro per il funzionamento quotidiano delle scuole.
• Dal corrente anno i fondi per pagare le supplenze sono stati ridotti del 40%.
• Sono stati erogati meno soldi per i corsi di recupero che sono obbligatori.
• Le scuole statali italiane aspettano dallo Stato circa un miliardo di euro per spese legittimamente affrontate negli anni passati e mai rimborsate.
• Aumento del numero di allievi per classe e di fatto nessuna riduzione in presenza di bambini con disabilità.
• A questa situazione si aggiungono i pesanti tagli del personale docente e del personale ATA (bidelli e amministrativi). In Umbria : 571 docenti in meno già da questo anno scolastico ( circa il 9%) e 221 bidelli ed amministrativi in meno. Tutto questo nonostante l’aumento degli alunni iscritti.
• La riduzione degli organici determina la frantumazione delle cattedre soprattutto là dove il tempo offerto è maggiore di quello autorizzato.

Le conseguenze sui vostri figli:
• Riduzione delle ore di scuola e/o orari non consoni ai tempi di apprendimento dei bambini e dei ragazzi.
• Riduzione delle compresenze che compromette le possibilità di recupero scolastico, di realizzazione dei progetti educativi e delle attività di laboratorio e a piccoli gruppi, nonché le uscite didattiche.
• Scuole costrette a chiudere i laboratori di informatica, a lesinare le fotocopie, a rescindere i contratti di assistenza, impossibilitate a svolgere il lavoro amministrativo, ad offrire l’assistenza durante la mensa o in alternativa, a chiedere finanziamenti ai genitori.
• Azzeramento dell’ora alternativa all’insegnamento della religione.
• Alunni che rischiano di restare senza supplente per un gran numero di ore e quindi di essere smistati nelle altre classi.
• L’aumento degli allievi per classe produce la riduzione della qualità e della sicurezza nelle aule.
• La riduzione del personale ATA implica difficoltà di funzionamento del settore amministrativo e peggioramento dell’assistenza e quindi della sicurezza nella scuola.
• La perdita di unitarietà nel progetto educativo in quanto troppe figure e per poche ore, magari marginali, interverranno sulle classi della scuola primaria (altro che "maestro unico"!).
• Riduzione dell’offerta formativa nella scuola secondaria di secondo grado (l’aumento del numero di allievi per classe ha impedito l’attivazione di molti indirizzi presenti nell’offerta formativa degli anni precedenti).
• In generale un pesante ridimensionamento dei piani dell’offerta formativa (POF) delle scuole.

Siamo convinti che la scarsa informazione sulle reali condizioni della Scuola Italiana sia uno dei motivi per cui si investe poco e male nell’istruzione e nella formazione, uniche garanzie per il futuro del Paese. Per cambiare questa situazione abbiamo bisogno di Voi e del Vostro sostegno.
Le nostre scuole fino ad ora hanno fatto di tutto per garantire il diritto allo studio e, nello stesso tempo, il contenimento della spesa. Ma nelle attuali condizioni le due cose non sono più conciliabili.
La Scuola è di tutti noi in quanto genitori, cittadini, lavoratori, operatori. Vi invitiamo allora a diffondere questo appello con tutti i mezzi a disposizione e a sostenere con la vostra presenza e il vostro consenso le iniziative che verranno promosse nelle prossime settimane in difesa della qualità della scuola pubblica. E’ importante intervenire prima che sia troppo tardi, non solo per impedire gli ulteriori tagli già previsti, ma anche per recuperare il molto che è stato già tolto alla scuole italiana e al futuro dei nostri figli.

Grazie fin d’ora per il vostro sostegno

martedì 19 gennaio 2010

FIRMIAMO PER FERMARE LA "RIFORMA" DEL LICEO SCIENTIFICO

Appoggiamo quanto scritto dai docenti del liceo scientifico di Pisa
per firmare andare su www.firmiamo.it

La riforma della scuola secondaria superiore procede a tappe forzate per poter entrare in vigore nell'anno scolastico 2009 - 2010.
Ma si tratta di una vera riforma?
Siamo docenti del liceo scientifico “U. Dini” di Pisa, che a partire dagli anni '70 ha messo in atto un processo di rinnovamento e sperimentazione che gli ha consentito di “indossare” a buon diritto l'aggettivo che lo qualifica: una sperimentazione di Scienze, l'introduzione del Piano Nazionale Informatica per la Matematica prima e poi per la Fisica hanno costruito un quadro orario che ha tentato di rimediare al forte squilibrio esistente nella scuola gentiliana fra sapere umanistico e sapere scientifico, in modo da poter fornire agli studenti una preparazione completa e più rispondente alle richieste della società attuale, fortemente permeata di cultura scientifica. Tutto ciò è avvenuto senza rinunciare alla caratteristica di licealità, cioè senza trasformare l'impianto culturale della scuola curvandolo verso obiettivi ed interessi più applicativi, ma prefigurando invece una tipologia di studente in uscita pronto a proseguire gli studi nell'Università sia in ambito scientifico che umanistico.
La "riforma" che ci attende è destinata a distruggere tutto questo: delle diciassette ore settimanali che il nostro liceo vedrà sparire nel quinquennio ben dodici saranno di materie scientifiche (il quadro orario del biennio passerà da 32 ore settimanali a 27, quello del triennio da 32/33 a 30). Sparirà dal biennio del liceo l'insegnamento della Fisica che il PNI prevedeva, si perderà un'ora di Matematica in ciascuna classe del triennio, e subiranno tagli anche le Scienze (tre ore settimanali nell'arco del quinquennio). Si tornerà al grigiore di un liceo scientifico simile a quello gentiliano, con la differenza che quello fu istituito nel 1923, quando forse non era così palese, come invece è oggi, il bisogno di cultura scientifica per il nostro Paese.
Nessuno potrebbe affermare che oggi si possa fare a meno di una crescita rapida e diffusa della conoscenza scientifica, non solo per i valori di spirito critico, libertà di opinione, rispetto della razionalità che essa porta con sé, ma anche per le ricadute in termini di benessere, possibilità economiche, dignità a livello internazionale che da essa derivano. Questa opinione comune non trova corrispondenza in alcuna delle scuole che la proposta di riforma ci mette davanti.
Noi riteniamo infatti che in Italia mancherà una scuola scientifica pubblica di buon livello, si chiuderanno definitivamente e senza averle sottoposte a vaglio critico tutte le sperimentazioni, quelle inutili, ma anche quelle utili e necessarie, quali erano ad esempio i PNI. Gli esiti possibili sono due: un Paese che diminuisce la sua preparazione scientifica media, già inferiore a quella di molti altri paesi, oppure un Paese che fa passare la sua preparazione scientifica attraverso scuole di eccellenza, ma non pubbliche.
Nessuna di queste due alternative ci piace. Chiediamo a chi ha il potere di decidere le sorti della scuola di riflettere sul passo che si sta per compiere e di pensare a ipotesi diverse.

30% ALUNNI STRANIERI

DUBBI SULLA CIRCOLARE GELMINI
La circolare ministeriale che fissa al 30% la presenza di alunni stranieri nelle classi è il solito provvedimento di facciata non supportato da una seria riforma.
Le scuole dovranno individuare gli alunni in esubero e “consigliare”loro di migrare verso altra scuola e non è detto che sarà la meno lontana quella che potrà accoglierli. Chi provvederà al loro trasporto gratuito ,visto che i bambini stranieri vanno a piedi alla scuola del proprio quartiere ?
Come si risolverà il problema nei piccoli centri?
E’certo che si integrerà un bambino che ha frequentato la scuola d’infanzia in un quartiere e nel momento dell’inserimento nella scuola elementare verrà allontanato dai suoi compagni e dal suo? territorio ? Tutti concordiamo sul fatto che non debbano esistere scuole ghetto, ma forse gli immigrati non dovrebbero essere meglio integrati e non esistere quartieri ghetto?
Probabilmente accadrà che molti bambini stranieri non ottempereranno “all’obbligo scolastico” (non più diritto-dovere) .
Per quanto riguarda il potenziamento della lingua italiana ,(cosa buona e giusta) ma a costo zero ,come si concilierà con i tagli agli organici e ai fondi delle scuole?
Tutto questo non porterà un domani molto prossimo a forti tensioni sociali? , Certamente chi “ dall’alto,” democraticamente, decide tutto per noi, saprà anche darci risposte rassicuranti in grado di prolungare il letargo delle nostri menti
Angela Caputo