CHI SIAMO

Il Coordinamento Genitori Democratici è un'associazione nazionale che, ispirandosi ai valori di laicità, democrazia, libertà e uguaglianza della costituzione repubblicana, promuove nella famiglia, nella scuola e nella società il pieno riconoscimento del diritto delle bambine e dei bambini, delle adolescenti e degli adolescenti ad essere considerati persona, a crescere in piena autonomia, salute, dignità e favorisce l'affermazione di una nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza. Il C.G.D. promuove la cultura della pace e della non violenza e opera per fini di solidarietà e di promozione culturale, sociale e umana nella consapevolezza che i problemi dell'infanzia e dell'adolescenza possono essere risolti solo nella prospettiva di un diverso rapporto tra il nord e il sud del mondo, di un comune impegno per la difesa della natura e dell'ambiente, del rispetto e della valorizzazione delle diversità etniche, culturali e religiose, del pieno riconoscimento dei diritti dei deboli e degli svantaggiati.

domenica 28 novembre 2010

COMUNICATO STAMPA CGD

Il Coordinamento Genitori Democratici denuncia alcune delle conseguenze, spesso non sufficientemente sottolineate, derivanti dalla politica di tagli che colpisce le scuole italiane.


Si peggiora di giorno in giorno la qualità dell’apprendimento negando alle nuove generazioni il diritto allo studio. Non solamente negando i fondi per le spese di funzionamento delle scuole italiane che si sono scaricate direttamente sulle famiglie (dalla carta igienica ai materiali di facile consumo), ma anche e soprattutto rifiutando di fornire ai Dirigenti Scolastici le risorse sufficienti a comporre organici capaci di tenere conto dei bisogni e delle richieste delle famiglie stesse. La “continuità didattica”, tormentone che il Ministro Gelmini declama quando si tratta di annunciare future graduatorie regionali per gli insegnanti, rischia di andare così completamente perduta.
Il Coordinamento Genitori Democratici chiede che si stabilizzi l’organico della scuola e il personale che ci lavora, perché è solo in questo modo che si garantisce effettivamente la continuità didattica.

Riceviamo ogni giorno comunicati, prese di posizione di comitati genitori, di consigli di circolo e di istituto che denunciano: pesanti tagli al numero di insegnanti e ai posti di sostegno; la cancellazione di classi a tempo pieno; evidenziano situazioni in cui non si riesce neppure a garantire il tempo scuola che i genitori avevano richiesto.

Il CGD si impegna a sostenere le giuste rivendicazioni di questi cittadini, genitori consapevoli e decisi a difendere la qualità della scuola.

Il disagio dei bambini ha un prezzo incalcolabile, e siamo convinti che un Ministero incapace di ascoltare le esigenze di bambini e famiglie debba rispondere del suo operato.

martedì 16 novembre 2010

Ma ai nostri bambini chi ci pensa....( da Rete scuole)

di SARA ANTENUCCI


Buongiorno,

sono una mamma di un bimbo che frequenta la scuola statale dell’infanzia di via salici 4, quartiere olmi.

Delusa dal cambiamento avvenuto nella sezione di mio figlio che a settembre ha iniziato il suo secondo anno di scuola non ritrovando le sue due insegnanti di riferimento, una è andata in pensione e l’altra, signora Raffaella, è stata trasferita pur non volendolo in altra scuola, zona muggiano.

Ho visto mio figlio iniziare la scuola materna lo scorso anno, con non poche difficoltà, parlava poco e male, era un bimbo la cui energia lo portava spesso a non riuscire a concentrarsi sulle offerte proposte dall’adulto, che fossero esse di dialogo o mirate al fare..devo ringraziare la scuola se lo scorso anno lui è tanto cresciuto sotto molti punti di vista ed io con lui.. devo ringraziare la sua insegnante per il profondo senso di accoglienza che ha saputo trasmettere, per aver reso le giornate di mio figlio a scuola un piacere, per avermi sempre fatto andare a lavoro serena..

A settembre però la sua insegnante, quella che avrebbe dovuto essere lì ad aspettarlo non c’era, cosa sinceramente scoraggiante per un genitore.

E’ vero, ha ritrovato gli amici, gli spazi, ma la continuità educativa di chi ci ha messo il cuore nel fare il proprio lavoro..che ruolo gioca? Davvero niente?

Lo so, i bambini si adattano a tutto..ci dicono.. Ma anche io sono insegnante di scuola materna e vedo bambini capaci di adattarsi ad ogni situazione, ad un occhio attento però non sfugge che ogni cambiamento imposto ad un bambino e che non sia pensato per farlo crescere ha un costo e un prezzo da pagare per i nostri cuccioli d’ uomo.

Ora io mi domando, fino a quanto è lecito chiedere ai nostri bambini?

Fino a che punto si può approfittare della loro flessibilità?

Fino a che punto si può abusare del loro essere indifesi?

Nulla ho contro chi ha preso il posto delle sue insegnanti e questo deve essere chiaro, solo che io e mio figlio avevamo già iniziato una profonda esperienza di crescita, perché interrompere qualcosa che stava funzionando? Perché mettere i bambini davanti ad un inizio anno faticoso?

Si, è faticoso per un bambino di quattro anni (non ancora compiuti, il mio) rientrare a scuola e dover ricostruire nuove relazioni con nuovi adulti che tra l’altro non hanno il posto di ruolo e quindi potrebbero a loro volta andarsene a giugno.

E’ una richiesta eccessiva per bambini che si sono appena affacciati alla scuola..

Ma chi ha preso questa insana decisione di spostare l’unica insegnante con cui avrebbero dovuto proseguire il percorso scolastico ha consapevolezza, mi chiedo, di tutto ciò che sta comportando?

Non solo della fatica dei bambini, ma dell’ingiustizia che gli è stata fatta?

Non dovrebbero i bambini essere al centro, essere il pensiero primo di ogni scelta organizzativa e pedagogica?

La scuola non dovrebbe garantire continuità educativa?

Tutte belle parole … però con le parole non tutti si fanno prendere in giro.

Come genitori, abbiamo parlato con la preside, scritto lettere in provveditorato e mi auguro che qualcuno prenda a cuore questa situazione.

La scuola dovrebbe essere supporto, dovrebbe offrire garanzie,dovrebbe considerare i bambini...

I bambini?? Ci pensano i grandi capi delle scuole ai nostri bambini?

La risposta la abbiamo già forse..ma noi, genitori, almeno possiamo ancora parlare …

Grazie per lo spazio.

SARA ANTENUCCI

martedì 9 novembre 2010

I SOLDI PER LA SCUOLA PUBBLICA E LE BUGIE DI TREMONTI E GELMINI

Da il   "FATTO QUOTIDIANO"

É servita addirittura una precisazione ufficiale per rassicurare i cattolici: “Per prassi consolidata – ha scritto il ministero del Tesoro in una nota – negli anni il finanziamento statale alle scuole paritarie è stato sistematicamente integrato con provvedimenti ‘ad hoc’. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011”. Insomma, niente paura, i soldi per le scuole non statali ci saranno. Col plauso del Vaticano che incassa una promessa nero su bianco.
Non statali e cattoliche
Infatti la legge di stabilità aveva previsto per il prossimo anno un taglio ai finanziamenti per le scuole paritarie di 253 milioni di euro su un totale di 534, ovvero il 47% in meno. “Una parte di questi soldi – spiega Pier Paolo Baretta, capogruppo del Partito democratico in Commissione Bilancio alla Camera – sono relativi alle scuole non statali, come gli asili comunali. Ma la stragrande maggioranza riguardano le scuole cattoliche, a partire dalle primarie. L’ammontare che Tremonti ha proposto per ripianare il taglio sono proprio 250 milioni, praticamente tutti”.
Il titolare del dicastero di via XX Settembre, per l’occasione, si occuperebbe personalmente di tirare fuori i soldi dalle pieghe del suo ministero. La modifica, dato che tutti gli emendamenti alla Finanziaria sono stati respinti, avverrebbe in un decreto successivo, il cosiddetto “milleproroghe”. É toccato al viceministro Giuseppe Vegas parlare con i deputati della Commissione Bilancio e spiegare che in 15 giorni potranno visionarlo. “I bisogni sono sempre superiori alle risorse” ha ammesso Vegas.
Quindi in quel decreto di soldi per l’istruzione quanti ce ne saranno?
Perché i tagli a scuola e università sono elevatissimi. Il Fondo per il Finanziamento ordinario degli atenei, per esempio, verrà ridotto di 1,5 miliardi, mentre il diritto allo studio subirà il colpo più grosso: dai 246 milioni dello scorso anno si passerà ai 25,7 del prossimo e ai 12,9 di quello successivo. All’università, quindi, ci andrà solo chi se lo potrà permettere, in barba all’articolo 34 della Costituzione, secondo cui “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Per loro, il 90% di borse in meno, che già oggi erano disponibili solo per il 60% degli idonei.

Promesse impossibili

La situazione è aggravata dal taglio delle risorse agli enti locali. Perché anche le Regioni contribuiscono autonomamente ad aumentare il fondo per il diritto allo studio. Ma da quest’anno hanno dovuto annunciare a loro volta pesanti riduzioni.

“Vi assicuro che non ci sarà alcun taglio delle borse di studio” ha dichiarato ieri il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ma forse non ha fatto i conti con Giulio Tremonti, che sembra avere altre priorità. “Quelle della Gelmini sono ordinarie menzogne di un governo impegnato solo a difendere un indifendibile premier – ha dichiarato la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi – per aiutare davvero le ragazze e i ragazzi a raggiungere risultati eccellenti occorrono investimenti, non tagli. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, rimarranno al palo, grazie a un governo che riduce il diritto allo studio del 90%, cancella il fondo di 103 milioni di euro per la gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo e alle superiori. Le smentite del ministro non trovano riscontro nei riferimenti normativi della legge di stabilità”.



D’accordo anche la democratica Manuela Ghizzoni: “Se il ministro Gelmini avesse letto le norme che ha approvato in pochi minuti nel Consiglio dei ministri, si sarebbe accorta che il fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio attualmente ha una dotazione di 25,7 milioni di euro. Con un taglio così il diritto allo studio viene sfregiato”.



L’Unione degli Universitari ha promosso per il 10 e l’11 novembre due giornate di mobilitazione nazionale “per denunciare come il governo stia letteralmente cancellando un diritto costituzionale pilastro fondamentale per il futuro dei giovani e del Paese”.