CHI SIAMO

Il Coordinamento Genitori Democratici è un'associazione nazionale che, ispirandosi ai valori di laicità, democrazia, libertà e uguaglianza della costituzione repubblicana, promuove nella famiglia, nella scuola e nella società il pieno riconoscimento del diritto delle bambine e dei bambini, delle adolescenti e degli adolescenti ad essere considerati persona, a crescere in piena autonomia, salute, dignità e favorisce l'affermazione di una nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza. Il C.G.D. promuove la cultura della pace e della non violenza e opera per fini di solidarietà e di promozione culturale, sociale e umana nella consapevolezza che i problemi dell'infanzia e dell'adolescenza possono essere risolti solo nella prospettiva di un diverso rapporto tra il nord e il sud del mondo, di un comune impegno per la difesa della natura e dell'ambiente, del rispetto e della valorizzazione delle diversità etniche, culturali e religiose, del pieno riconoscimento dei diritti dei deboli e degli svantaggiati.

lunedì 28 febbraio 2011

Ricordando Bollea..7 regole d'oro per educare i bambini

SETTE REGOLE D'ORO PER EDUCARE I BAMBINI

1. Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia.
2. Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.
3. I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.
4. Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.
5.Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.
6. Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.
7. Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.

Giovanni Bollea, Neuropsichiatra infantile

IL PAESE DEI BUGIARDI

Il paese dei bugiardi


C'era una volta, là/ dalle parti di Chissà,/ il paese dei bugiardi./ In quel paese nessuno/ diceva la verità,/ non chiamavano col suo nome/ nemmeno la cicoria:/ la bugia era obbligatoria./ Quando spuntava il sole/ c'era subito uno pronto/ a dire: "Che bel tramonto!"/ Di sera, se la luna/ faceva più chiaro/ di un faro,/ si lagnava la gente:/ "Ohibò, che notte bruna,/ non ci si vede niente"./ Se ridevi ti compativano:/ "Poveraccio, peccato,/ che gli sarà mai capitato/ di male?"/ Se piangevi: "Che tipo originale,/ sempre allegro, sempre in festa./ Deve avere i milioni nella testa"./ Chiamavano acqua il vino,/ seggiola il tavolino/ e tutte le parole/ le rovesciavano per benino./ Fare diverso non era permesso,/ ma c'erano tanto abituati/ che si capivano lo stesso. / Un giorno in quel paese/ capitò un povero ometto/ che il codice dei bugiardi/ non l'aveva mai letto,/ e senza tanti riguardi/ se ne andava intorno/ chiamando giorno il giorno/ e pera la pera,/ e non diceva una parola/ che non fosse vera. / Dall'oggi al domani/ lo fecero pigliare/ dall'acchiappacani/ e chiudere al manicomio./ "E' matto da legare:/ dice sempre la verità"./ "Ma no, ma via, ma và ..."/ "Parola d'onore:/ è un caso interessante,/ verranno da distante/ cinquecento e un professore/ per studiargli il cervello ..."/ La strana malattia/ fu descritta in trentatre puntate/ sulla "Gazzetta della bugia"./ Infine per contentare/ la curiosità popolare/ l'Uomo-che-diceva-la-verità/ fu esposto a pagamento/ nel "giardino zoo-illogico"/ (anche quel nome avevano rovesciato ...)/ in una gabbia di cemento armato./ Figurarsi la ressa./ Ma questo non interessa./ Cosa più sbalorditiva,/ la malattia si rivelò infettiva, / e un po' alla volta in tutta la città/ si diffuse il bacillo/ della verità./ Dottori, poliziotti, autorità/ tentarono il possibile/ per frenare l'epidemia./ Macché, niente da fare./ Dal più vecchio al più piccolino/ la gente ormai diceva/ pane al pane, vino al vino,/ bianco al bianco, nero al nero:/ liberò il prigioniero,/ lo elesse presidente,/ e chi non mi crede/ non ha capito niente.

(Gianni Rodari, Le favole a rovescio).


Ci piace citare  ancora Rodari nei giorni in cui due “pedagogisti” di spessore parlano della scuola pubblica.
L’una la Mastrocola suggerendo  nel suo ultimo libro una scuola  a tre livelli : per gli irrecuperabili, per il ceto medio, per  i veri talenti, facendola finita una volta per tutte con le derive lassiste ispirate da don Milani e Rodari; il secondo, Silvio Berlusconi, impegnandosi a combattere contro la scuola di stato (ma non è anche presidente del Consiglio cioè colui che la scuola pubblica incarna, promuove, tutela come pilastro della società.?)in cui gli insegnanti inculcano principi contrari a quelli dei genitori.
Combattere la scuola pubblica per difendere la libertà di scelta delle famiglie: i figli sono solo proprietà privata dei genitori e non cittadini di questo paese; i genitori ne scelgono destini e futuro: ovviamente ciascuno secondo le sue possibilità economiche.
 La  scuola della Costituzione? un orpello inutile, difesa solo da quei  radical-chic che recentemente hanno riempito le piazze italiane.
E il ministro della pubblica istruzione, messo in discussione dalle parole del premier,  si dimette indignato? No, ma spiega, giustifica, chiosa il pensiero del capo: "Il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica è figlio della erronea contrapposizione tra scuola Statale e scuola Paritaria”!!!!.
La scuola pubblica è il luogo in cui l’Italia costruisce e costruirà il suo futuro: difendiamola!

giovedì 10 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO -MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER LA DIG

Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.

IL PAESE DEGLI SMEMORATI ( INTERVISTA AD ANGELA NAVA)


Il Paese degli Smemorati: "Abbiamo perso
l'idea di quale sia il valore della scuola"
Per Angela Nava, presidente del CGD, non sarà facile risalire la china e non basterà solo maggiore attenzione economica, perché il vero problema sono i danni culturali arrecati da questo governo
pubblicato il 24 gennaio 2011 ,
di Giovanni Belfiori

Angela Nava è presidente nazionale del
associazione fondata nel 1976 da Marisa Musu e Gianni Rodari.
Coordinamento Genitori Democratici,
Questo anno, elezioni o non elezioni, sarà quello in cui il Paese dovrà fare i conti con i danni gravi, strutturali, che il governo di centro destra ha arrecato al sistema della pubblica istruzione. Danni che ben difficilmente saranno sanabili solo con qualche soldo in più; incrostazioni che per essere tolte avranno bisogno di soluzioni forti.
La situazione è drammatica, culturalmente drammatica, oltre che economicamente, perché in un Paese che è quello della ‘smemoratezza’, sono bastati due anni di Gelmini, preceduti da quelli morattiani, per far quasi perdere la consapevolezza di ciò che la scuola dovrebbe essere e anche di quel che la scuola era stata. Il movimento dei genitori è positivo per tutto quel che riguarda la partecipazione, ma è stato tarato tutto sulle necessità, sulle urgenze di coprire le spese quotidiane, sulle emergenze d’ogni giorno, insomma su ciò che la scuola non dava economicamente piuttosto che su ciò che la scuola avrebbe potuto dare in più.
Solo ora si sta diffondendo la coscienza di quanto il sistema scolastico sia caduto nella qualità, di come la scuola sia diventata una ‘scuola per pochi’, per quelli già dotati, per quelli che hanno una famiglia istruita, benestante alle spalle. Tutti gli altri, nella logica di questo governo, sono quelli che vivranno la scuola come un veloce passaggio che li condurrà al precariato, a lavori di serie Z, alla marginalità sociale, culturale, produttiva. La valutazione numerica o le classi sovraffollate delle scuole primarie hanno lasciato ai margini tutti quei bambini che non sono particolarmente problematici e che in una classe di 20 alunni, con le compresenze degli insegnanti, sarebbero stati serenamente recuperati e portati al livello degli altri o meglio degli altri. Il vero danno è stato rinchiuderci un po’ tutti in un individualismo di bottega, la corsa a cercare il meglio solo per il proprio figlio, dimenticando che c’è un interesse generale che diventa il benessere di tutti i bambini. Per risalire questa china ci vorrà molto tempo, e non basterà solo una maggiore attenzione economica al mondo della scuola.
Mi pare che questo governo consideri i genitori, la loro partecipazione, quasi come un’appendice inutile e perfino d’ostacolo a un discorso efficientista e produttivo. La pensi così?
No, perché la destra ha anche coccolato i genitori, riferendosi al ventre molle, facendo leva sul loro egoismo. Si è cominciato con la politica dell’anticipo: chi è quel genitore che non dice che suo figlio è il più bello e
il più bravo del pollaio e può andare sicuramente a scuola a 5 anni? E questo non ha certo indotto alla riflessione che forse la socialità, lo stare insieme per gruppi di età potrebbe essere fondamentale.
O dire ai genitori che per avere una scuola efficiente occorre rivolgersi alle scuole private, magari con una quota capitaria che vada su ‘mio’ figlio. Il genitore è stato preso in considerazione e molcito negli aspetti più bassi, che erano a scapito della qualità generale, ma davano a ognuno l’illusione –poi rivelatasi perdente- che suo figlio, e solo suo figlio, si sarebbe salvato.
Tutto questo mascherato da una filosofia liberista. Peccato che non una pericolosa centrale terzinternazionalista, ma la Fondazione Giovanni Agnelli, nel suo rapporto sulla Scuola 2010, fa un po’ i conti di quel che all’Italia costa, in termini economici, una scuola che non è motore di mobilità sociale, che ha troppi abbandoni, che è profondamente divisa fra nord e sud, che non riconosce dignità all’istruzione tecnica e professionale. Negare le opportunità a tutti significa disconoscere i talenti che possono esserci a Scampia come nel centro di Milano, nel figlio dell’operaio come nel figlio del professore.
 Questo non è liberalismo, è una concezione ottocentesca, vecchia, inadeguata alla globalizzazione, perdente.
Sì, ottocentesca e illusoria, perché anche il genitore che crede di salvare suo figlio, capisce che è un’illusione di breve durata, quello stesso figlio che mettiamo nella gabbia dorata, dopo qualche anno si dovrà immettere in una società dove –proprio a causa di - ci saranno sempre più tensioni, più conflitti sociali, più divisioni, e sarà sempre meno attrezzato a viverli, ad affrontarli.